Quando Francesco e Luisa – proprietari della Gioielleria Belloni – hanno scelto di diventare una gioielleria etica sono partiti da una semplice domanda (era il 2004): “come mai ci siamo abituati a controllare sugli scaffali del supermercato la provenienza delle banane, dei limoni, delle mele o di tanti altri prodotti, per essere certi di acquistare merci “rispettose” dell’ambiente e dei diritti umani dei lavoratori e, invece, quando compriamo un gioiello difficilmente ci poniamo domande sul suo luogo d’estrazione, sulle condizioni dei minatori, sul trattamento riservato all’ambiente?”. Come se, offuscati dalla sua lucentezza, perdessimo di vista l’importanza di conoscere, di capire, di scegliere con consapevolezza se e cosa acquistare.
Da questa semplice riflessione i Belloni hanno dato avvio alla loro ricerca per diventare una “gioielleria etica”, in grado di offrire prodotti davvero rispettosi dell’ambiente e dei diritti umani, creando il brand Ethical Jewels.
Con un’accelerazione nel tempo arriviamo ad oggi, aprile 2025. Restringiamo il campo, parliamo di ORO e ci rendiamo conto che ancora la maggior parte delle persone non sa da dove provenga l’oro della fede appena acquistata o del bracciale importante che ricorda tanto quello della nonna. Eppure, lo diciamo subito, il mercato illegale dell’oro è uno dei più fiorenti al mondo e provoca più danni di molte altre filiere, danni spesso irreparabili per l’ambiente e per le comunità che vivono nelle aree di estrazione.
“Un quinto dell’oro disponibile nel mondo proviene da estrazioni artigianali su piccola scala. Il settore dà lavoro a dieci milioni di persone in settanta paesi. Nella maggior parte dei casi nella totale assenza di leggi: con sistemi pericolosi, inquinanti e violenti” (fonte: L’Internazionale n. 1594 | 20 dicembre 2024)
Cerchiamo di saperne di più.
La conoscenza – seppure parziale – del mercato internazionale dell’oro è un tema che ci riguarda, che riguarda tutti noi. Ma perché, direte voi.
Focalizziamoci sull’estrazione dell’oro in Sud America: pur non essendo tra i maggiori produttori d’oro il Sud America è rilevante per le nostre vite perché – oltre all’oro – custodisce la più grande foresta tropicale del mondo, la foresta amazzonica (copre un’area di circa 6,5 milioni di chilometri quadrati, distribuita su nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela e Guyana Francese). Una foresta pluviale, un ecosistema ricco di biodiversità, che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del clima globale.

Vista aerea di un’area deforestata della foresta pluviale amazzonica causata da attività minerarie illegali in Brasile. La deforestazione e l’estrazione illegale di oro distruggono la foresta e contaminano i fiumi con il mercurio. (fonte: coolearth.org)
Proprio all’inizio di questo mese è stato pubblicato il rapporto di Greenpeace Brasile “TOXIC GOLD – how illegal gold mining in the Amazon fuels environmental destruction, indigenous rights violations, and a shady global trade”. Il rapporto, basato su immagini satellitari, denuncia in primis che l’estrazione illegale di oro ha distrutto in due anni oltre 4 mila ettari di foresta nei territori indigeni, un’area pari a quasi la metà di Manhattan o a oltre 4 mila campi da calcio.
Dal 2023, l’attuale governo brasiliano ha intensificato gli sforzi di sicurezza e monitoraggio in aree chiave. Ma la ricerca di Greenpeace Brasile dimostra che l’attività mineraria illegale continua ad adattarsi e a diffondersi nella foresta.
Il problema non si limita alla deforestazione ma anche all’utilizzo di mercurio per separare l’oro dagli altri minerali: l’estrazione illegale dell’oro diventa quindi anche la più grande fonte al mondo di inquinamento da mercurio.
“Il mercurio è infatti usato per “catturare” l’oro presente nelle sabbie e nei detriti; successivamente l’amalgama viene riscaldato, in modo da concentrare l’oro vaporizzando il mercurio, che così viene rilasciato nell’ambiente, accumulandosi sia sul terreno che nel tetto di foglie che copre la foresta equatoriale. Un vero problema perché si tratta di una neurotossina pericolosa per l’uomo e gli animali, che negli ecosistemi acquatici può facilmente trasformarsi in una sostanza ancora più velenosa: il metilmercurio.
Secondo uno studio recentemente pubblicato su Nature, basato su una scrupolosa raccolta dati condotta per mesi, nelle aree vicine ai siti estrattivi peruviani è emersa una concentrazione di mercurio superiore di 15 volte alla media, con gravi rischi per la popolazione e l’ecosistema” (fonte: ilbolive università di Padova)

I bambini sono i più colpiti dal mercurio, poiché la contaminazione inizia già nel grembo materno. (fonte: fernanda wezel, july 2024, mongabay.com|US)
Il rapporto “Toxic Gold” traccia anche il percorso dell’oro illegale dall’Amazzonia ai mercati globali: nel 2024 le tre principali destinazioni delle esportazioni di oro brasiliano sono state Canada, Svizzera e Regno Unito, importanti hub internazionali per la raffinazione e il commercio.
Si legge nel rapporto “È improbabile che la domanda globale che alimenta l’estrazione illegale rallenti. Solo nel 2024, il prezzo dell’oro è aumentato del 44% e molte banche centrali stanno dichiarando la loro intenzione di accumulare riserve auree. Harald Gross, attivista per l’Amazzonia e l’oro di Greenpeace Germania, ha dichiarato: “La fame mondiale di oro sta distruggendo la vitale foresta pluviale amazzonica, solo per accumulare lingotti d’oro che prendono polvere nei caveau delle banche. Questo deve cambiare. I rivenditori internazionali devono rivelare le loro catene di approvvigionamento e garantire che l’oro illegale rimanga fuori dal mercato”.
Viene quindi messa in evidenza l’opacità della filiera, caratteristica che non riguarda naturalmente solo l’oro sudamericano ma, in generale, il commercio mondiale dell’oro. “Fino a pochi anni fa la provenienza dell’oro non interessava a nessuno. Oggi (…) è diventata un tema politico. Quest’attenzione si è tradotta in dibattiti e riforme, ma non si è mai arrivati alla trasparenza completa” (fonte: L’Internazionale n. 1594 | 20 dicembre 2024)
COSA POSSO FARE IO?
Se avete letto fin qui è perché avete a cuore come noi il futuro del pianeta e la costruzione di un mondo basato su valori equi, rispettosi dell’uomo e dell’ambiente. Quello che possiamo fare tutti è farci ambasciatrici e ambasciatori di questa conoscenza. E di fare di ogni nostro atto d’acquisto un atto etico, con la consapevolezza che siamo tutti connessi e che ciò che accade dall’altra parte dell’oceano ha ripercussioni e conseguenze nella nostra vita. E viceversa.
Per chi desidera approfondire: